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Leonardo Becchetti: “Con la generatività diamo senso alle nostre vite”
23-04-2021 10:30

di Ileana Bonadies

Tra i maggiori economisti italiani, professore ordinario di Economia politica presso l’Università Tor Vergata di Roma, editorialista e autore di numerose pubblicazioni e saggi, Leonardo Becchetti è tra i promotori e studiosi della nuova Economia Civile, che all’attenzione al mercato affianca quello alla persona con il suo bagaglio di relazioni.

Esperto di microcredito, economia verde, commercio equo e solidale, imprenditorialità sociale – leve fondamentali per creare valore sociale, ambientale ed economico, e così migliorare le prospettive di felicità pubblica legate alla ricerca di senso a cui la vita di ciascuno tende -, lo abbiamo raggiunto per l’intervista mentre aderiamo come rete di Villa Fernandes al progetto FQTS – un  percorso di formazione, sperimentazione e innovazione per gli Enti e le Reti del Terzo settore meridionali -, al fine di comprendere il ruolo strategico del nostro settore in tema di sviluppo e cosa imparare dall’esperienza pandemia.

Il pensiero economico sta subendo una evoluzione: la persona ne sta diventando il fulcro e con essa le relazioni in cui è calata. Obiettivo: la felicità pubblica. Come nasce il connubio economia-felicità?

Gli economisti sono partiti nella loro disciplina dalla teoria del consumatore ipotizzando cosa aumentasse la soddisfazione delle persone. A quei tempi la crescita delle disponibilità materiali era ovviamente una delle cose principali. Di recente è iniziato a diventare possibile misurare ciò che ci rende felici per i milioni di dati sulle determinanti della soddisfazione di vita di cui disponiamo a livello individuale. Questi dati ci dicono chiaramente che le cose più importanti sono, oltre ad una situazione economica soddisfacente e alla salute, la qualità della nostra vita di relazioni e soprattutto quello che io chiamo la generatività, ovvero la capacità delle nostre vite di contribuire positivamente al miglioramento delle vite di un maggior numero possibile di individui. La generatività è a sua volta determinata dal connubio di desiderio di occuparsi degli altri e creatività. Le persone generative sentono che la loro vita è ricca di senso e ne sono soddisfatti.

Sulla base di questo nuovo approccio economico, il terzo settore è chiamato a un compito importante: generare impatto sul territorio attraverso lo strumento della progettazione. Da quale base di consapevolezza si parte e quali i risultati tangibili più significativi a cui si è già giunti?

Il terzo settore può essere al centro del progetto di generatività se vince contemporaneamente la sfida della sopravvivenza economica e dell’impatto sociale ed ambientale. Per farlo bisogna spesso unire le forze, creare reti, mettere assieme i generativi e co-progettare. Siamo tutti interdipendenti e non sovrapponibili. L’originalità delle nostre competenze e l’esperienza messa assieme a quella di altri unisce le tessere del puzzle e ottiene risultati migliori. Fare squadra però non è facile né banale. Le relazioni sono un’arte, si nutrono di fiducia che però è un rischio perché significa mettersi nelle mani degli altri senza una protezione. Bisogna avere le capacità e l’intelligenza per vincere la sfida della vulnerabilità della fiducia e creare relazioni di qualità.

Realtà complesse, cioè formate da più preesistenze che si mettono in rete per un obiettivo comune, come è Villa Fernandes, che ruolo possono giocare nella ridefinizione di una società basata sullo sviluppo umano integrale?

Possono essere buone pratiche e dunque indicare la strada ed essere segni di speranza anche per altri. Nel mondo del profit si parla dell’importanza delle dimensioni e delle economie di scala. Il tema vale anche nel mondo del terzo settore dove reti forti hanno molte più potenzialità e possibilità.

La pandemia come sta incidendo sul percorso di creazione di società generative? Potrà, a ritroso, essere letta come una opportunità o rappresenterà sempre e solo una minaccia a cui si è dovuto far fronte? E a quale prezzo?

Come dicevano gli antichi greci “ta pathemata mathemata” (le sofferenze insegnano). Saremmo degli stupidi se non sapessimo imparare le grandi lezioni che ci ha insegnato questa tragedia: l’importanza dell’investimento in salute ed istruzione, la preziosità di poter giocare la vita di lavoro sui tre registri delle relazioni faccia a faccia in presenza, faccia a faccia a distanza e via whatsapp che ci rende più ricchi di tempo e capaci di combinare lavoro, formazione, tempo libero e cura delle relazioni.

In queste settimane è in corso il progetto di formazione per i dirigenti delle organizzazioni del Terzo settore meridionali: sulla base dei partecipanti che hanno aderito, che fotografia se ne può trarre? E quale tipo di valore aggiunto sarà importante acquisire per diventare nodo attivo del processo di innovazione in atto?

È un percorso bellissimo e generativo per vari motivi. Lo seguo da molti anni e posso testimoniare dei frutti generati in termini di apprendimento, di strumenti, di laborialità, di coprogettazione, di relazioni di rete che hanno portato nel tempo realtà che non sapevano di essere complementari a lavorare assieme su progetti. Ripeto la generatività è un binomio indissolubile di cura per gli altri e creatività innovativa. Il percorso di FQTS si preoccupa di fornire stimoli per evitare che venga meno la seconda componente e che restiamo di fronte a problemi sociali più grandi di noi con capacità sempre minori e non invece maggiori per risolverli

Con The Economy of Francesco il Papa ha sollecitato una presa di consapevolezza verso una nuova narrazione dell’economia: quanto è importante e impattante il dialogo che in tal senso si sta costruendo tra mondo laico e religioso su temi così universali?

Negli ultimi anni ho visto con grande piacere la crescita della sensibilità ed attenzione del mondo laico verso il pensiero di papa Francesco ritenuto ormai anche dai non credenti come una vera e propria guida e la guida più credibile anche sul fronte sociale. Questo è molto bello ed è una responsabilità per me che da anni partecipo all’elaborazione, all’evoluzione e all’attualizzazione del pensiero della dottrina sociale come strumento per la soluzione dei problemi sociali di oggi. Non dobbiamo sprecare quest’enorme credito accumulato in tempi recenti. Con le tante iniziative messe in campo penso che non lo faremo.